03. Piazza Rossi Nicola – La Scuola

Ricordo che all’asilo c’erano le suore e, nella cucina, le mattonelle rotte là in fondo.
Per scaldarci, ci sedevamo tutti intorno a un braciere a treppiede. Le suore ci facevano cantare e, a mezzogiorno, ci davano un piatto di minestra.

A scuola c’erano due pluriclassi. Ogni bambino arrivava con un pezzo di legno: la maestra lo metteva nella stufa per scaldare l’aula. Alcune mattine c’era così tanto fumo che non riuscivo a respirare.

Una maestra veniva da Sanremo: era anziana, con un vocione, ma anche un po’ brava. A volte ci faceva fare le pulizie, tipo spolverare la cattedra.
Incuteva soggezione, perché portava sempre una bacchetta nera con cui puniva sulle mani. Se non capivi qualcosa, dava una sciabolata sul banco.
Si chiamava Quartaroli. Solo a mostrarla, la bacchetta, ci metteva paura.

A me e alla mia amica non piaceva affatto. Un giorno toccava a noi spolverare: ci siamo guardate al volo, abbiamo capito subito, e — senza dire nulla — abbiamo lanciato la bacchetta fuori dalla finestra, sul tetto di fronte.
Poi è successo un casino. La maestra si è arrabbiata tantissimo, anche perché nessuno ha detto chi fosse stato.

Da bambini andavamo a scuola anche durante la guerra.
Giocavamo alla campana, e quando passavano gli aerei ci facevano scendere tutti ammucchiati in uno sgabuzzino. A ripensarci oggi… se avessero bombardato, saremmo morti tutti.
Ma per noi era tutto un po’ un gioco. Non ricordo la paura.

Nelle case non c’era la radio, o solo in poche. A scuola invece sì: le maestre ascoltavano le notizie sull’andamento della guerra, leggevano i giornali e ci spiegavano cosa stava succedendo.
Parlavano anche della vita, ci insegnavano a vivere. Erano delle guide.

Ricordo il primo giornale: il Caffaro di Genova, stampato su carta azzurra.

Quando mio padre era in guerra, mia madre si alzava presto per andare nei campi.
Io, prima di andare a scuola, davo il biberon a mio fratello, accendevo la stufa per scaldare il caffellatte, lo accompagnavo all’asilo e poi andavo a scuola.
Ma stavo bene, non mi è mai mancato nulla.

Io a 10 anni, dopo scuola, andavo a raccogliere le olive.
Facevo la quinta elementare quando ho iniziato a lavorare in falegnameria.
A 12 anni andavo a fare la legna per il panettiere, su a Montenero.
Andavo a scuola al mattino, e il pomeriggio facevo le pulizie al dopolavoro, dove c’erano le sputacchiere per quelli che fumavano tabacco e sputavano sempre.

Ero solo una bambina, e quelle sputacchiere mi facevano schifo.

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